Le nostre storie: Yacinthe
Non sapevo cosa aspettarmi dall’incontro con Yacinthe; mi chiedevo: che relazione esiste, in un’adozione a distanza, tra l’adottato e l’adottante? Esisterà poi una qualsiasi relazione, che esuli dal mero finanziamento? Appena il nostro pulmino è giunto alla casa di Yacinthe, ho capito che una relazione esisteva. Dal finestrino impolverato, ho visto un bambino scalpitante dall’emozione, con un sorriso largo come solo l’Africa me ne ha regalati. Allora ho capito che Yacinthe era pieno di orgoglio al pensiero che questa coppia di “blancs” fosse venuta da chissà dove apposta per vedere lui. Proprio lui, tra tutti i bambini e i ragazzi con cui Yacinthe condivide le proprie giornate, uno tra tanti. Un orgoglio e una felicità debitamente controllati, dal momento in cui abbiamo messo piede giù dal pulmino
e gli adulti hanno preso in mano la situazione, regalandoci un caloroso benvenuto: sguardo basso, braccia lungo i fianchi. Ma questa maschera impenetrabile si è presto incrinata. È bastata una carta geografica, su cui abbiamo tracciato insieme la linea immaginaria del viaggio che abbiamo fatto per raggiungerlo. Con gli occhi fissi sulla carta quasi a voler incidervi questa linea, Yacinthe ha voluto che ne violassimo la liscia perfezione per evidenziare con una Bic rossa il puntino che rappresentava Milano. Per non dimenticare, per potersi ricordare con quel segno della coppia di bianchi che, lontano lontano, fa il tifo per lui. Quando il programma della visita dettato dai grandi si avviava ormai alla conclusione, il sorriso era ricomparso deciso sul viso di Yacinthe. Non riesco ad immaginare cosa pensasse mentre la sua famiglia ci congedava, con ringraziamenti, strette di mano e due
polli; né che emozioni si agitassero in lui mentre il nostro pulmino si allontanava lungo la pista di terra rossa, o dopo che la polvere e i gas di scarico si furono dissolti nel tramonto della brousse. Però mi piace pensare che qualche volta, quando Yacinthe si sentirà solo, nonostante tutte le persone intorno a lui (chi non ha mai provato questa sensazione?), srotolerà la carta geografica, traccerà col dito la linea immaginaria che unisce il suo villaggio a Milano, e il suo petto si gonfierà ancora una volta di orgoglio pensando che lì c’è qualcuno che fa il tifo per lui. ( Alessio Lago padrino di Yacinthe)